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#estatecoatta. Tra racchettoni, falò e intellettuali, voi da che parte state in spiaggia?

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A quanto pare il gran caldo è arrivato, persino qui nel nostro Eden e si è dato il via alla stagione tanto bramata.
Stessa spiaggia, stessa situazione disarmante: come ogni anno, noi poveri comuni mortali siamo costretti a sorbirci spettacoli grotteschi quasi più di una reunion di fenomeni da baraccone televisivo.
Mi preparo a metabolizzare l’incontro ravvicinato con questi strani soggetti stilando la top ten dei profili pittoreschi degni di menzione (più una speciale come da gallery sopra):
1. In pole position troviamo il coatto doc la cui giornata ha inizio non prima delle 12 quando, dopo una nottata a ritmo di tunz tunz e di innumerevoli rum e pera, si alza disorientato e con percezione spazio-temporale distorta si appropinqua alla cucina giustificando l’aria tramortita con la sua ben nota e intensa attività di pr. Dopo una ricca colazione, si ritira nella sua camera (segnata da ricordi di un’adolescenza turbata tra cui calendari sottratti a camionisti allupati) e inizia l’inventario dei costumi da bagno improponibili da sfoggiare in spiaggia: si passa dallo slip rigorosamente bianco ma soprattutto super aderente al bermuda con fiori optical per arrivare al boxerino attillato che mette in mostra il sederino tondo tondo;
2. abbiamo poi la sobria famiglia che invade kilometrici lembi di spiaggia con teglie di pasta al forno (ma anche lasagne e fritture di peperoni e patate per mantenersi leggeri), set di seggiole e tavolini (se non addirittura un sobrio gazebo) sui quali si avvicenderanno frugalmente le varie ipocaloriche vivande per poi lasciare ricordi di ogni genere e materia: cicche di sigarette, bottiglie vuote, piatti di plastica tagliuzzati;
3. immancabile il tipo palestrato che esibendo sopracciglia ad ali di gabbiano e tatuaggi tribali nei posti più impensati dell’oleoso corpo, con rigoroso slip super aderente si mette a giocare a racchettoni in riva al mare con un altro esemplare della sua specie (si spera in estinzione): il tutto a pochi centimetri dall’asciugamano dell’attempata signora che vorrebbe prendere il sole beatamente ma è costretta a sorbirsi gli schiamazzi e qualche pallina rimbalzata in fronte o sull’ombelico;

4. direttamente dal set di Viaggio di Nozze abbiamo il romanticone porno-soft dolcemente accompagnato dall’amata donzelletta altrettanto sobria (mini bikini con filo interdentale tra le chapette, mollettone fosforescente tra i capelli e chewingum delicatamente masticato in bocca) con la quale si esibirà in un avvinghiamento acrobatico degno di polipi dop, immedesimandosi negli intramontabili Ivano e Jessica;
5. a mantenere il clima austero ci pensa l’intellettuale noioso che si reca in spiaggia con pantalone quattro tasche, calzini bianchi e calzari da frate francescano sfoggiando una carnagione così candida da far sorgere il dubbio di avere davanti, sdraiato con inquietante compostezza, il corpo esanime di chissà quale aulico scrittore;
6. se si abita in prossimità della spiaggia, a turbare il sonno tranquillo non vi saranno solamente le zanzare- nemiche ma anche i rumorosi gruppi di ragazzetti simil hippie che fanno festa attorno ad un falò con birre e canne strimpellando una chitarra, ricreando così un’ambientazione woodstockiana all’insegna della promiscuità di cui poi troveremo i resti/ricordi l’indomani in spiaggia;
7. riprovevoli quelli che non vanno al mare né tantomeno amano sguazzare nella vasca da bagno nella loro sudicia casetta e lo lasciano percepire al volo su qualsiasi mezzo pubblico dove aleggia una fragranza così sbalorditiva da individuare immediatamente il soggetto portatore sano di fetore rendendolo il candidato ideale per la campagna pubblicitaria della nuova fragranza Chanel;
8. poco fastidioso ma altrettanto tedioso l’asociale super hi-tech o meglio definito il nerd
legato da un lontano e recondito rapporto di parentela a Mark Zuckerberg (con un 730 giusto un po’ meno lievitato) che va in spiaggia magari anche in gruppo ma non staccando gli occhi e le mani neanche un minuto dall’ultimo modello di aggeggio altamente tecnologico. Neanche se gli passasse accanto Pamela Anderson in versione straripante bagnina Baywatch (d’accordo, l’immagine è un po’ fuorviante sulla cruda realtà del tipo umano descritto, ndr);
9. ad assicurare l’evaporazione nell’aria di infinite gocce di autostima ci pensa il super sportivo elitario che sonda il terreno stravaccato sul suo modesto yacht con un cocktail in mano ammiccando alle possibili prede che sgambettano in spiaggia non aspettando altro che abboccare all’amo;
10. intramontabile, infine, il pr ostentatore, viveur della notte che con un litro del più impressionante profumo, un pantalone bianco, maglietta super aderente con scollo a v (dal quale si può intravede il petto glabro e l’immancabile catenina d’oro) scorazza per le strade affollate con l’ultimo modello di bolide con marmitta taroccata, luci blu e improbabili stemmi pronto a scatenarsi sulle soavi note di musica assordante esibendo le sue velleità amatorie.
Insomma c’è un intero popolo che vive in funzione dell’estate, quella stagione tanto agognata e osannata che ti cambia il morale, facilita i rapporti mirando a una fornicazione più libertina.
Una stagione che sembra far perdere i freni inibitori e il buonsenso alla stragande maggioranza delle persone: assistiamo a grappoli di cellulite fieramente esibiti, alla distribuzione forzata di radiografie a colori dei più impresentabili arti inferiori con zoomate cliniche su tibie, peroni e malleoli, per non parlare degli outfit riprovevoli con indumenti dai colori accecanti (degni del giubbetto di un povero operaio Anas) o camicie floreali sbottonate fino all’ombelico che lasciano trasparire un rabbrividente manto tricotico.
Frattanto, dentro quattro mura cementate, vi sono poveri impiegato frustrati, condannati a stare in ufficio senza aria condizionata con donne scollacciate che aumentano la temperatura (soprattutto ormonale) e concorrono a minare il loro equilibrio psicofisico così tanto da renderli riconoscibili quando li incontriamo affranti sul tram con sguardo perso e braccia che cingono un misero condizionatore comprato per disperazione all’Ikea.
E poi ci sono io che guardando quelle creature mitologiche che si muovono e interagiscono con estrema compostezza, attraversando il vento Sahariano impeccabili e imperturbabili, senza una goccia di sudore o un segno di cedimento, mi chiedo con quale entità superiore abbiano stretto un patto demoniaco.
Ma cosa c’è di entusiasmante nel dover sopportare tutto ciò sotto tortura, costretti per giunta a camminare sotto i 40° gradi (all’ombra) o ancor peggio a mettersi in macchina in uno stato di liquefazione avanzata e arrivare ad un appuntamento appiccicosi come dopo una puntata di Art Attack e trafelati e avviliti come dopo una giornata di lavoro nei campi. Così stanchi e inermi che la cosa più allettante che riusciremmo a proporre sarebbe una gara a chi ingurgita compulsivamente più ghiaccioli possibili (immagine sopra parecchio fuorviante/2, ndr).
Tutto ciò dovrebbe rendere la vita più solare e divertente? Sarò pure una voce fuori dal coro ma forse non sarebbe tutto più gioioso e godibile in una mite giornata di novembre?
Ditemi la vostra, convincetemi che questa è solo una mia visione cinica e pessimista. Io nel frattempo conto affannosamente i giorni che mi separano dall’autunno, fisso la colonnina del mercurio sognando i miei goduriosi 0° gradi e dichiaro il mio amore incondizionato per il mio refrigerante abituale flirt estivo : il condizionatore.
Ah, logicamente attendo la descrizione dei soggetti suggestivi in cui vi capita di imbattervi. Senza apparizioni di cerchi di grano pronti a farvi credere che si tratti di creature aliene. Tutto reale, purtroppo!

GABRIELLA CANTAFIO

Cara Gabriella, credo che a questo punto sia l’ora di una pubblica confessione. Dietro i panni del Vanity blogger, lo sapete, si cela un livornese. Beh: io in quelle spiagge e tra i tipi che descrivi ci sono cresciuto. Peggio: amo entrambi e mi mancano pure. L’anno scorso ci ho passato un agosto da sogno in mezzo. Peggio ancora, ho pure qualche peccatuccio da confessare, seguendo il tuo decalogo.
1. Risveglio annebbiato in spiaggia nella vista e nella mente dopo serata alcolica (anche se niente tunz tunz, e niente slippini bianchi o aderenti)? Fatto. Peggio, a volte da ragazzo il risveglio è stato direttamente in spiaggia più o meno a quell’ora, sotto il sole, con metà testa crepata dal mal di testa tra postumi e sole. E meno male che con la mia pellaccia da livornese evito le ustioni, nonostante che questo sia proprio un’inutile provocazione.
2. Famiglia-maxi che invade chilometri di spiaggia con teglie di pasta, tavolini e sedie? Mi manca. Ma mi manca davvero, nel senso che mi sarebbe piaciuto partecipare qualche volta.
3. Racchettoni? Fatto, eccome, sempre senza slip superaderente però (al massimo per me valgono le foglie di fico lo sapete, o le spiagge naturiste, sul serio, molto divertenti, rilassanti e per niente “pruriginose”). Palestrato un po’ lo fui: ragazze e ragazzi miei, la prova costume a Livorno è cosa seria. E dura tre mesi. Mica si scappa in posti dove non si conosce nessuno, con partner che già conosce i dettagli e li apprezza, o comunque li ha accettati. Lì è competizione durissima, soprattutto per le donne: accanto hai compagne di scuola, colleghe, suocere, cugine, con centimetro visuale di misurazione pronto. Sapeste com’è affollato il lungomare ad aprile-maggio, pieno di gente che corre (ai ripari) e fa esercizi. Niente olio o creme per me a proposito. Li detesto, alla faccia del “sole malato” e dell’insolazione. Lo so, non sono un buon esempio, e prima o poi l’insolazione reagirà.
4. Porno soft in spiaggia? Me lo sono risparmiato, fortunatamente. Di giorno.
5. Mai stato nemmeno Ascenbach in riva al mare. L’ho incontrato però, mentre leggevo La Morte a Venezia di Thomas Mann (grandioso, come il film di Visconti: perdonatemi ancora per la foto nella gallery tutti e due…), in spiaggia, a Tirrenia, tranquillamente sdraiato ad abbronzarmi alle due del pomeriggio.
6. Ehm, hippie chitarra e falò? Beh, parecchio, ero giovane… (#lorifareidomani). Spero che non ci siamo incrociati prima per l’Italia, Gabri, senza conoscerci, perché ti avrei di sicuro turbato il sonno di sicuro: non solo suono (male) la chitarra, ma sono pure parecchio stonato.
7. Sulla doccia mi salvo e sottoscrivo la petizione: per favore dobbiamo sopravvivere in metropolitana, tram o bus che sia!
8. Nerd attaccato al cellulare lo sono, ma per necessità lavorativa. Fosse per me lo volerei direttamente in mare sperando almeno, visto che è sopravvissuto a una caduta dal quarto piano, che il mio BlackBerry non sappia nuotare, tornando indietro come un boomerang, oppure riportato da un cane che pensa un gioco.
9. Niente yacht. Al massimo gite in barca a vela, queste sì familiari e di gruppo superando l’abitabilità massima del natante. Con spaghettata del mio grandioso nonno (ciao Ilo! mi manchi)
e vino rosso in mezzo al mare. Ca va sans dire che nessuna pollastra ha mai pensato di abboccare. Al massimo le portavamo da casa.
10. Quel pr lì? Proprio no, e spero tanto che nessuno di voi mi ci veda in quel ruolo.

Ma soprattutto, voi, appunto, da che parte vi siete schierati? In quale punto della spiaggia vi siete messi? Ce la fate a convicere Gabriella?
O votate per lei? Ci raccontate il vostro campionario di umanità estiva?
La partita a racchettoni è aperta. Stessa spiaggia su cui giocare: i commenti qui sotto, l’account Twitter DiariodiAdamo, l’hashtag #estatecoatta, il mio Facebook, la mia email mgamba@condenast.it.

P.S. Io amo l’estate, compreso il crollo di freni inibitori di ogni tipo e tutta l’umanità sopra descritta, ma in questo momento mi trovo – ancora per poco – tra “i
poveri impiegato frustrati, condannati a stare in ufficio senza aria condizionata con donne scollacciate che aumentano la temperatura (soprattutto ormonale)”. E sono oltre tutto uno di quelli che suda parecchio, non una creatura mitologica, per niente direi.
P.P.S. Rilancio anche un’altra petizione, già perorata in ufficio (con
misura estrema già adottata e minaccia): “Amiche, colleghe, vi prego, al lavoro vestitevi di più. Non per i miei livelli di testosterone che in redazione restano sempre bassissimi, anzi non danno proprio segni di vita, ma per farmi accendere finalmente l’aria condizionata modello Alaska che amo! La misura estrema? Il mio ventilatore che mi sono portato da casa e a cui vivo abbracciato. La minaccia? “Guardate che domattina vengo in canottiera e mini anch’io”. Mai passato ai fatti, per ora.
P.P.P.S. L’avrete intuito: amo l’estate sì, ma non quella a Milano, quella livornese!


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